Dal Classico al Postmoderno

Introduzione

L'uomo vive nello spazio e scorre nel tempo; la sua esistenza fenomenica è determinata da queste quattro dimensioni (le tre spaziali ed una temporale), cosi come le sue opere che hanno in comune con lui le prime ma spesso non la seconda, molto più lunga o molto più breve. "Essere nel tempo" da frontiera filosofica diviene coscienza esistenziale e ci permette di compenetrare le realtà dimensionali, comprendendone gli aspetti motivazionali che altrimenti si nascondono determinando non una ma tante "strutture assenti". L'architettura, invece, è una struttura presente in tutte e quattro le dimensioni con precise funzioni, inclusa l’armonia come principio di bellezza; e ciò è quanto questo volume si prefigge di documentare.

Il testo intende essere propedeutico ad una revisione della semiotica dell’architettura, giunta al varco del millennio in una fase di stagnazione. Ciò spiega perché, prima di un approfondimento semiologico (sia metodologico, sia applicativo), si è preferito delineare un profilo storico dal taglio "vettorializzato" evidenziando aspetti solitamente meno approfonditi (ma essenziali per questa finalità), dando una lettura veloce degli altri, più tradizionali e quindi già approfonditi in ottimi testi (formulati da insigni autori) o comunque disponibili all'esperienza diretta (è il caso dell'architettura recente, intendendo in tal senso almeno quella moderna e contemporanea).

I capitoli seguenti sono la trascrizione di alcuni cicli di lezioni cui è stata eliminata la forma discorsiva e con l’integrazione di frammenti nozionistici necessari alla redazione scritta, usualmente affidati invece all'estemporaneità di un grafico sulla lavagna; è anche il motivo per cui il testo è ricco (e se ne è preferita la conservazione) di citazioni e letture. Il lavoro è così adatto, e dedicato, a quanti (per dirla con le parole di John Summerson) “amino abbastanza l'architettura per incominciare a farne oggetto di riflessione, invece di limitarsi a guardarla” o meglio, parafrasandolo: "amino abbastanza se stessi per cominciare a fare dell’architettura oggetto di riflessione, invece di limitarsi a viverla passivamente".

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